Grazie al supporto dell’Associazione Naevus Odv Italia, l’Associazione italiana del nevo congenito gigante, al Teatro Cocuje di Jesi il 29 maggio è andato in scena lo spettacolo “Il mio segno particolare”, con la regia briosa di Maria Antonia Fama, tratto dall’omonimo libro autobiografico di Michele D’Ignazio, uscito per la Rizzoli nel 2021.
Il trentottenne scrittore cosentino, molto amato soprattutto dai bambini fin dal longseller Storia di una matita, con i suoi seguiti Storia di una matita. A scuola e Storia di una matita. A casa, ha ottenuto un grande successo anche con la trilogia dedicata a Babbo Natale, inaugurata da Il secondo lavoro di Babbo Natale, tradotto in ben dodici lingue, tra cui il coreano e il catalano.

Con i suoi divertenti laboratori e spettacoli teatrali, Michele D’Ignazio gira in continuazione per l’Italia, portando il sorriso e molti spunti di riflessione a spettatori piccoli e grandi di teatri, associazioni e scuole. Come è appunto successo il 29 maggio, quando, ad impersonarlo, sulla scena, abbiamo trovato un attore dallo sguardo buffo e ingenuo da eterno bambino, Marco Zordan, quanto mai disinvolto e divertente.


Il libro e lo spettacolo ripercorrono con sorprendente ironia, leggerezza e poesia la vita di Michele D’Ignazio, nato il 7 gennaio 1984. Fin dal suo quarto giorno su questa Terra si è dovuto sottoporre a numerosi interventi chirurgici e visite specialistiche in varie regioni d’Italia, nonché a dolorose e impattanti fasi pre-operatorie della durata di due – tre mesi, in cui ha dovuto portare, sotto la pelle, in varie parti del corpo, persino su una guancia, dei palloncini espansori della cute. Il nemico da sconfiggere, infatti, era un neo gigante a mantellina che occupava il 50 % del suo corpo, in grado, con il tempo, di mettere seriamente a rischio la sua salute. Del resto, nel corso delle sue prime visite, un dermatologo aveva sentenziato, con accentuato allarmismo, che per Michele era come portare “una bomba sulle spalle”. In Italia, negli ultimi trent’anni, circa 1000 persone si sono ritrovate sulla pelle un grande neo. È quindi un evento rarissimo. Per tutto questo il giovane scrittore ha dichiarato di essere venuto al mondo per correre, ma con la valigia. Per fortuna non è stata solo una staffetta tra ambulatori ed ospedali. Da bambino è anche vissuto, per due anni, negli Stati Uniti con i genitori che avevano vinto una borsa di studio. La sua vita attuale di scrittore “itinerante” è come una rivincita e una conferma insieme, il proseguimento del suo destino di “corridore”. Molti potranno immaginare le angosce dei familiari di Michele e i disagi vissuti, anche a livello relazionale, dal “paziente” fino ai sedici anni, quando fu definitivamente estirpato quel neo gigante, rappresentato sulla scena da grandi e minacciose ombre antropomorfe.

Eppure Michele e i suoi sono stati capaci, con grandissima forza e coraggio, di affrontare questa situazione con naturalezza, “come un ruscello che scorre”, senza perdere la voglia di ridere e scherzare. Michele è sempre stato circondato da parenti ed amici che gli hanno voluto bene per il suo carattere pacioso e socievole e la sua acuta sensibilità. Il libro, pur trattando un così difficile argomento, riesce molto spesso a far sorridere e ad infondere coraggio e speranza nel lettore, insegnandogli come affrontare al meglio la vita, ridimensionando tanti presunti problemi. Per chi volesse gustarsi degli estratti del libro, è possibile rendersi conto dello stile leggero ed ironico del simpaticissimo scrittore cliccando qui.

Lo spettacolo è piaciuto moltissimo ai piccoli e ai grandi spettatori, che, prima e dopo la rappresentazione si sono affollati intorno all’autore per chiedere autografi con i suoi libri in mano.
