Rappresentato per la prima volta l’estate scorsa, lo spettacolo diretto da Stefano Cosimi “L’assedio di Ancona” è approdato il 30 aprile, in apertura della XXV Edizione del Palio di San Floriano, anche al Pergolesi, grazie alla compagnia “La Torre che Ride”, nata nel 2012 a Porto Recanati inizialmente come festival nazionale del teatro brillante amatoriale.
Il testo teatrale, curato dallo stesso Cosimi e da Daniele Gabrielli, si ispira al Liber de obsidione Ancone, unica opera di tipo storico di Boncompagno da Signa (1170 circa – 1250), professore di retorica nelle università di Bologna e Padova. Lo spettacolo narra il terribile assedio del 1173 alla città di Ancona, posto via mare dalla flotta veneziana e via terra dalle truppe guidate dallo spietato luogotenente di Federico Barbarossa, l’arcivescovo di Magonza Cristiano di Buch.

L’ostilità contro Ancona, allora repubblica marinara e dotata di minori forze militari, derivava dalla sua indipendenza e fedeltà all’imperatore di Bisanzio Manuele Comneno, oltre che dai suoi rapporti privilegiati con l’Impero d’Oriente e dalla floridezza raggiunta tramite i commerci. Nove i personaggi storici rappresentati sul palcoscenico, mentre i tre di fantasia sono stati introdotti per facilitare la narrazione, risultata chiara e lineare grazie ai numerosi cambi di scena con elementi essenziali di riferimento per aiutare lo spettatore ad orientarsi. Sono messi in rilievo i sacrifici compiuti dalla popolazione anconetana ridotta allo stremo e costretta a nutrirsi di cuoio bollito, con le donne che offrirono le loro carni e il loro latte per sfamare i soldati, ma soprattutto emerge l’eroismo della vedova Stamira, che oltre a smascherare un traditore osimano ospitato sotto mentite spoglie a casa sua, uscì coraggiosamente dalle mura della città per dare fuoco ad una botte con resina e pece gettata davanti all’accampamento degli assedianti. In questo modo, parte delle macchine da guerra dei nemici andò distrutta, ma ne fu vittima anche Stamira.

Altro eroe meno noto della storia fu il sacerdote Giovanni da Chio, un uomo robusto e audace, che non esitò a gettarsi nel mare in tempesta per tagliare con un’ascia, sotto le frecce di archi e balestre, la gomena principale di una nave veneziana.

Queste gesta incoraggiarono notevolmente gli anconetani, tanto che i Veneziani subirono perdite significative e fu possibile ottenere l’aiuto di Guglielmo Marcheselli, signore di Ferrara, e di Aldruda Frangipane, contessa di Bertinoro, cosicché, dopo pochi mesi, la città fu liberata. Fin dalla prima replica, Stefano Cosimi ebbe l’idea di sfruttare i figuranti del Palio di San Floriano, ed infatti questa è la provenienza di una decina di comparse, tra cui la tamburina e alcuni soldati. Lo spettacolo si presta molto come strumento didattico alternativo e avvincente per far conoscere nelle scuole questi eventi poco noti della storia della nostra regione. È stato infatti già rappresentato, a beneficio degli studenti e preceduto da una conferenza, in Ancona, così come avvenuto a Macerata, per un altro spettacolo di Cosimi, “La notte di San Giovanni”, incentrato sul primo moto carbonaro in Italia, avvenuto nel 1817 proprio nella città dello Sferisterio. È auspicabile che questi spettacoli di interessante contenuto storico abbiano una più ampia diffusione e un maggiore coinvolgimento di pubblico, soprattutto di giovani.