Tana libri tutti, la cultura scende in piazza

La mattina del 22 aprile la VI edizione della Fiera del libro dell’I.I.S. “Galilei” di Jesi, dal titolo “Tana libri tutti” ha riempito di voci e colori Piazza Colocci e il cortile di Palazzo della Signoria.

Approfittando di una fortunosa pausa nel maltempo, gli studenti di trentuno classi dalla prima alla quarta hanno presentato il frutto di mesi di impegno nei loro laboratori creativi volti alla presentazione di volumi di narrativa di genere diverso, fra cui graphic novel e molte novità editoriali. Ecco, quindi, che per raccontare le poesie dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters la IV B les ha addirittura costruito una bara in cartone.

La II B bt ha invece assemblato una casetta a tre piani con tanto di mobilia per esporre il contenuto di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.

Ricchissimi anche altri stand, come quelli della I D bt per L’assemblea degli animali di Filelfo ….

o della I B bt per Flamer di Mike Curato, interattivo data la possibilità di cimentarsi in un gioco dell’oca per conoscere la trama del libro.

Eh sì: per una buona figura alla Fiera si è anche disposti a “cambiare” natura, così, mentre alunni della III A ba hanno assunto un aspetto felino per I gatti del Louvre di Taiyo Matsumoto…

… altri della IV A ba hanno indossato un tipico grembiule da barista per Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi.

Senza far torto a nessuno, è stato davvero uno stimolante trionfo della fantasia e della creatività dovunque si volgesse lo sguardo, ed è certo che il corpo docente in visita agli stand per decretare i vincitori avrà avuto un bel da fare.

La I A les per Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon

Lo spoglio delle schede tra poco decreterà quali classi si aggiudicheranno il premio consistente in un libro a testa per alunno.

La I C les presenta La grammatica di Dio di Stefano Benni

Preparare e seguire l’evento è stato molto più impegnativo delle passate edizioni, in quanto in mattinata le classi del Galilei hanno preso parte anche a sei altri eventi organizzati in collaborazione con bibliotecari e librai del territorio (Ortolibreria, librerie Incontri e Gira & Volta) e con altre scuole superiori di Jesi con cui l’I.I.S. Galilei, che ne è il coordinatore, ha costituito una rete per la promozione della lettura. I sei incontri per gli studenti del Galilei sono consistiti in visite guidate ai tesori di Palazzo Bisaccioni – inclusa la mostra antologica sui collages di Gastone Petrucci – e al Museo delle Arti della Stampa – sotto la guida della dott.ssa Francesca Bini – o, nell’adiacente chiesa di San Bernardo, nell’ascolto di un “Reading musicale” a cura dei Read and play, rappresentati, per l’occasione, da Davide Morresi e Cristina Cantiani, che hanno fatto conoscere l’influenza del romanzo “1984” di Orwell su rapper italiani, musicisti o band tra cui David Bowie, i Muse, gli Eurythmics, i Radiohead, i Clash e gli Alan Parson Project.

Studenti in visita ai tesori di Palazzo Bisaccioni.
Gli stessi alunni guidati da Gastone Petrucci nella mostra dei suoi collages
Il reading musicale di Davide Morresi e Cristina Cantiani

Sempre a Palazzo Bisaccioni ed in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, gli studenti del Galilei hanno partecipato a “La strada smarrita”, laboratorio sui sentimenti suscitati dalla visione di video ed albi illustrati, durante il quale la prof.ssa Chiara Pasquinelli ha promosso l’elaborazione di cartelloni in cui i ragazzi hanno raccontato quando la loro vita acquista colore.

Un altro laboratorio, “L’adolescente. Dalla letteratura a noi”, volto a migliorare le competenze di lettura e scrittura, è stato curato da Simona Rossi della Libreria Fogola di Ancona nella Sala maggiore della Biblioteca Planettiana di Jesi. Infine, il ventaglio di possibilità per gli studenti del Galilei si è impreziosito con la scoperta dei segreti de “L’uomo Leopardi”. Il dottor Gioele Marozzi nel cortile di Palazzo Ripanti ha letto e commentato, dividendole per temi, lettere del genio recanatese, fra cui quelle scritte a ventun anni, quando aveva progettato di fuggire di casa, in cui mostra una contraddittoria percezione di sé, sottostimata nella missiva per il fratello Carlo e con una giusta autovalutazione in quella diretta al padre Monaldo.

Da altre lettere scritte nel 1826 emerge un Leopardi che si occupò anche della promozione del suo territorio d’origine, quando offrì formaggi, salami e vini marchigiani nelle più splendide sale di Bologna. Commovente e significativa la lettera inviatagli dal fratello Carlo, in cui lo stesso afferma che il poeta è il solo soggetto per cui sente passione. “Sogno di Recanati e di riabbracciarti – conclude – Tu sei il mio vero io e la mia innamorata”. Al che il padre Monaldo, preoccupato, chiederà a Giacomo di trovare una sposa adeguata per il fratello, ben educata, nobile o no, ma necessariamente ricca. Leopardi fu socio di tantissime accademie, ricevette molti encomi che però si concretizzarono poco.

Da solo, verso i quindici anni, raggiunse vette altissime negli studi classici, traguardi che collegi di studiosi toccarono solo in Germania e in Francia. Il poeta, di conseguenza,  pubblicò molto poco. Da altre lettere ai fratelli, se da una parte criticò Recanati, dall’altra però ammise che, fuori dal suo contesto, non gli era possibile sognare. L’unica città dove si trovò bene fu Pisa, proprio perché, all’epoca, era piccola come Recanati. E qui infatti avvenne, nel 1827 -28, il suo risorgimento poetico. Altre lettere mostrano l’evoluzione del rapporto con la contessa fiorentina Teresa Carniani Malvezzi, scrittrice e poetessa anche lei. Leopardi confessa che con la nobildonna il tempo volava. Vissero una tenera amicizia, come un amore senza inquietudine in cui si confidavano tutti i loro segreti. Il poeta racconta che quando la Malvezzi leggeva le sue opere, spesso piangeva. “Mi ha disingannato del disinganno e ha resuscitato il mio cuore dopo una morte di anni”- scrive Leopardi. I due, però, finiranno per avere contrasti e il poeta, almeno per iscritto, la indicherà con epiteti ingiuriosi.

Analoga fine disastrosa ebbero anche altri rapporti, come quello con Fanny Targioni Tozzetti. Per non parlare di Antonio Ranieri, che nel 1880, nei Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, dichiarò che il poeta recanatese aveva fatto lo scroccone a casa sua. Non è possibile, infine, etichettare come pessimista Leopardi, il più classico dei romantici, che suggerisce di trovare una scappatoia al Male nella “social catena”, l’unione solidale tra uomini, e nell’immaginazione, che offre la possibilità di essere chiunque si voglia. Ne sono testimonianza anche alcuni versi del Consalvo, la poesia di più intenso sentimento amoroso del Ciclo di Aspasia, dove afferma che …

Lice, lice al mortal, non è già sogno / come stimai gran tempo, /ahi lice in terra / provar felicità”.

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