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Diamo un senso a queste vacanze natalizie!

Perchè se non sei andato ai mercatini in Trentino, se non hai postato sui tuoi profili le foto delle piste innevate sotto un cielo assurdamente azzurro, se non hai visitato neanche uno straccio di città d’arte, devi pur trovare un senso a questa pausa dal lavoro.

Allora che senso dare a questi 15 giorni passati in casa tra tavolate di panettoni, torroni e zamponi?

Partiamo con le confessioni.

Non è facile ammettere di aver trascorso buona parte di queste vacanze a guardare Drama cinesi, coreani e giapponesi. Soprattutto non è facile ammetterlo se sei una matura (più o meno) e seria (più o meno) cinquantenne insegnante di lettere.

Perchè i “Drama” sono per lo più cose da adolescenti, narrazioni seriali, stereotipate, apparentemente banali.

Questa è stata la mia prima impressione, al primo episodio del primo drama che ho seguito.

 

Primo drama

Annoiata vagavo su Netflix, cercando il conforto di un film che non avesse al suo interno: morti, droga, spacciatori, carcerati, evasi, malati, medici di pronto soccorso, medici legali e possibilmente neanche chef e/o aspiranti tali. Chiaramente non è stata una ricerca facile e bisogna bypassare almeno due pagine di serie. All’improvviso mi è apparsa una icona  con alcuni ragazzi asiatici e allora mi sono tornate in mente le discussioni fatte con Fatima, una mia ex alunna patita per la Corea e i Drama coreani. L’atteggiamento era sicuramente scettico, perchè io il fascino dell’Oriente non l’ho mai avvertito, e dire che sono pure stata in Giappone alcuni anni fa! Il paese del sol levante è bello, pulito, ordinato e cortese ma fascino zero per me: più o meno asettico e sobrio come un piatto di sushi.

Comunque clicco sull’icona.

Della serie: fammi dare un’occhiata, tanto non ho niente da fare, fammi capire perchè Fatima le trovava così affascinanti.

I primi venti minuti, del primo episodio, non saprei descriverli, se non con l’aggettivo “strani”. Strani i dialoghi (rigorosamente in cinese mandarino con sottotitoli in italiano), strani gli atteggiamenti dei personaggi, strane le reazioni, strane le facce. L’unica cosa familiare erano i vestiti (globalizzati) e gli smartphone sempre in mano ai protagonisti (come da noi) ma tutto il resto era veramente fuori dai canoni narrativi a cui sono abituata.

Però se sono qui a scriverne vuol dire che sono andata oltre i venti minuti.

Perchè, se sospendi il giudizio, se abitui i tuoi occhi ad una visione diversa, allora scopri un mondo completamente nuovo e sconosciuto.

 

Naufragio e incanto

E questo è l’incanto.

Incanto, nel senso di Ulisse, come seguire il canto di una sirena che ti fa naufragare e nel senso di Giacomo come il “naufragar m’è dolce in questo mare”.

Mi sono proprio persa in questi Drama.

Prima su Netflix poi in streming in rete. Ore e ore, puntata dopo puntata, drama dopo drama.

Risultato: riconosco la “cantata” del cinese mandarino (dolcissima), quella più dura del giapponese e quella musicale coreana; so chiedere scusa e ringraziare in cinese e dire “ti amo” in coreano. Tutte cose che probabilmente non mi serviranno. Però dopo questi 15 giorni di Drama ho acquisito una cosa che sicuramente mi servirà: nuovi occhi.

 

Nuovi occhi

Vedere per ore e ore come una cultura diversa dalla nostra si rappresenta e si racconta, ti regala una nuova visione di quel popolo e di quel paese. Ed è strano perchè quella visione, visitando di persona il Giappone, non l’avevo avuta. Certo ero una turista che osservava da fuori. Guardare i Drama invece ti porta dentro le case, dentro i piccoli gesti, dentro i valori in cui una cultura si riconosce.

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Valori

Non conosco la millenaria cultura cinese, nè quella coreana, nè quella giapponese quindi non so quali valori siano lo sfondo di queste civiltà ma posso dire con quali valori si descrivono e si rappresentano: giustizia, volontà, speranza e misura.

Chiaro che la realtà è diversa: illibertà, classismo, sfruttamento, povertà sono elementi presenti sia in Cina che in Corea e per certi aspetti anche in Giappone.

Però nelle loro storie i personaggi sono positivi: hanno la speranza, hanno la voglia di fare, hanno il sentimento, hanno gli abbracci, hanno la misura che noi abbiamo perso.

Sicuramente non è la realtà, ma la verità è che dalle storie che noi occidentali ci raccontiamo è bandito il conforto e ormai ci vergognamo anche di sperare.

(continua)계속

 

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